Fantasmi all'opera di Carla Stroppa, Corriere della sera

Fantasmi all’opera di Carla Stroppa

Nel suo ultimo libro, Fantasmi all’opera. L’imperiosa realtà dell’illusione (Moretti&Vitali 2013),  la psicoanalista junghiana Carla Stroppa mostra l’importanza che l’illusione riveste nella vita psichica, criticando la visione moderna che tende a confinarla nel luogo dell’inganno. “E’ soltanto un’illusione!” diciamo spesso.  Il nostro modo di sentire e di esprimerci, infatti, è fortemente condizionato da un atteggiamento razionalistico, nato con Cartesio, che attribuisce le illusioni al mondo dei sogni, contrapponendo loro la ragione, unico luogo della verità e quindi della realtà. I nostri comportamenti e i nostri stati d’animo però, non sono guidati solo dalla ragione, ma anche da sogni, emozioni, fantasie, con una parola fantasmi o illusioni, che operano nel teatro dell’anima. In un’epoca in cui la psiche viene curata soprattutto ricorrendo massicciamente all’uso di psicofarmaci (secondo le stime dell’Agenzia del farmaco nel 2012 sono stati spesi più di 3.310 milioni di euro) è importante ricordare che i contenuti della vita psichica godono di una loro autonomia  e ridare alle immagini interne quello  statuto di realtà che all’inizio del Novecento era stato loro attribuito da Sigmund Freud, con la scoperta dell’inconscio. Dal punto di vista di Freud però le illusioni mantengono una posizione secondaria rispetto alla verità della ragione. Il materiale incandescente dell’inconscio dev’essere raffreddato riconducendolo a una dimensione razionale, retta dall’Io, dalla nostra coscienza. L’analisi dei sogni serve per spiegarli, per comprenderli, riportandoli così alla chiarezza e alla coerenza del pensiero: siamo ancora nel solco della tradizione razionalistica. Ma i fantasmi dell’anima, dice Carla Stroppa, non si lasciano ridurre a pensieri. Abitano l’inconscio, personale e collettivo, e lì operano su di noi in autonomia, indipendentemente dalla nostra coscienza e dalla nostra volontà: riconoscerne l’importanza richiede la capacità di entrare in contatto con loro e di partecipare alla loro messa in scena. Più che a Freud quindi, l’autrice si richiama a Carl Gustav Jung che nel 1929 scriveva: “quella che chiamiamo illusione è forse una realtà psichica di enorme rilievo”, e da quell’intuizione sviluppava la tecnica dell’immaginazione attiva, utile per dialogare con le immagini dell’inconscio.  Con delicatezza Carla Stroppa racconta del suo lavoro clinico e di come nel rapporto con i pazienti, fatto di conoscenze, ma anche di emozioni e affetti, sia possibile mettere in scena i fantasmi interiori. Da oscuri persecutori e ostili ingannatori, questi fantasmi diventano così protagonisti di un dramma, in cui il paziente può ritrovare fiducia in se stesso e nella vita. Come insegnano le fiabe, che dicono cose vere, le illusioni aiutano a districarsi nel groviglio emotivo della vita. Basta seguirle, insieme ad Alice nel paese delle meraviglie o con Dorothy, la bambina del “Mago di Oz”, per “capirlo”. Come le fiabe, anche la poesia aiuta a oltrepassare la soglia che separa la realtà dall’illusione e mostra il valore di verità di quest’ultima. Ritornando alla sorgente che accomuna la psicologia analitica di Jung con il romanticismo, Carla Stroppa intreccia in una trama sottile gli esempi tratti dall’esperienza clinica, il confronto con la filosofia estetica e l’immaginario poetico. La lettura del suo libro ci invita così a confrontarci con l’illusione e a immaginare.

Paolo Ferliga

Corriere della Sera
Inserto Brescia
18/10/2013